POLITICA

L’Innominabile, sindaco di Caivano

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Il destino dell’uomo si dipana come una matassa aggrovigliata, con pazienza e meticolosa perizia.

Niente deve essere lasciato al caso, così che un’azione deve coinvolgere per forza di cose ogni altro senso, oltre il tatto.

Si deve prima osservare la trama, capire quale è il capo e iniziare, attraverso l’azione sincronizzata delle mani e degli occhi, il lento lavoro per riportarla allo stato di capo e coda.

Così accade anche con il governo di un paese, non si può tirare a caso un  filo qualunque della matassa, altrimenti si rischia di compromettere per sempre la buona riuscita dell’operazione.

Ciò che è successo a Caivano è proprio questo, la giunta con a capo il suo  Sindaco che per decenza non nomineremo, ha tirato il filo del fallimento e si è ritrovato tra le mani un viluppo di spago che ha generato un ginepraio senza precedenti.

Qualcuno aveva provato a fargli osservare che nella realtà che viviamo, che è ben lontana da quella metafisica, un tale comportamento provoca una reazione uguale e contraria, cioè se si prova a tirare da una parte si accorcia dall’altro, e questo è quanto.

Forse ha avuto ragione lui, il dissesto andava dichiarato in barba a ogni logica di buon senso, che era finalmente arrivato il  momento di dire basta a una gestione scellerata del patrimonio cittadino che negli anni ha svuotato le casse a favore dei soliti amici degli amici.

Ma il medico con funzione di Sindaco sapeva bene che se all’ammalato in fase terminale gli togli l’alimentazione, questi, con una buona dose di probabilità, morirà.  È  una questione di scelte, lavorare per continuare a sperare o indurre l’eutanasia per arrestare lo strazio di una morte lenta e inevitabile?

Eppure da buon medico prima e padre di una comunità dopo, l’innominabile, nonostante le sue precedenti esperienze all’interno del consiglio comunale, sapeva bene a che temperatura gli sarebbe stata passata la patata bollente di un bilancio falso e falsato da continui rimandi a incassi inesigibili, di crediti da persone che non hanno neanche gli occhi per piangere, di palazzinari al soldo della camorra, di case abusive che in pratica sono invisibili alle casse comunali,  dell’indotto in nero delle fabbriche sartoriali, della vendita di contrabbando, dei forni abusivi e dei mozzarellari automuniti.

Si può chiedere il fallimento in una situazione come quella di Caivano?

No! Fermamente no!

Il dissesto pilotato studiato a tavolino sarebbe stata la soluzione meno dolorosa per i cittadini. Una programmazione della spesa, un taglio netto agli sprechi e alle determine di urgenza che, durante il suo governo, il Sindaco ha continuato a elargire con una considerazione pari a zero del patrimonio pubblico.

In pratica Caivano è alle soglie di un evento catastrofico senza precedenti.

Servizi sociali inesistenti, tasse alle aliquote massime, cittadini che si disperano perché non sanno come pagare l’acqua e la tassa sulla spazzatura, raccolta differenziata al 5% con dati truccati, un’azienda che raccoglie i rifiuti in attesa di un contratto definitivo, strade malridotte e Castello medioevale da film horror, lavori nel centro storico che hanno sperperato milioni di euro della comunità Europea,

E il sindaco invoca un processo di piazza quando gli attivisti del Movimento Caivano provano a metterlo alle strette.

Questa non è una gogna mediatica o una pubblica ghigliottina, caro Sindaco.

Questa è semplicemente un’analisi del fallimento della sua gestione del patrimonio elettorale.

Lei è andato casa per casa a prendersi i voti con le promesse, potrei fare i nomi uno a uno, dal Parco Verde a Via Rosano, da quella gente che per campare mette i figli a vendere sigarette di contrabbando o a spacciare cocaina, povera gente che ormai ha perso la speranza di poter ricevere l’aiuto da uno stato inefficiente e assente, quello che lei rappresenta, il niente fatto nulla, la farsa boccaccesca rappresentata da un paio di occhiali e una barba ben curata, la sua, che rappresenta il paese in un circolo sportivo e si nasconde quando c’è da parlare con le mamme dei disabili.

Lei caro Sindaco, innominabile per vocazione, provi a farsi  un esame di coscienza, Cristo inchiodato in Croce ha trovato la forza di perdonare il ladrone alla sua destra, chissà che non lo faccia anche con lei.

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